Avviso
Nel 1936 morì improvvisamente all’età di soli 39 anni, la nonna paterna. Lasciava mio nonno e quattro figli, di cui mio padre, il maggiore, quattordicenne. La morte della mamma segnò profondamente la vita di papà.
Anni dopo, il nonno si risposò con Candida Adami, di Volano, vedova senza figli, che venne accolta in famiglia come una seconda mamma.
Mamma Candida, nata nel 1894, aveva sei fratelli, Cesare, Giuseppe, Cesarina, Fioravante, Isidoro e Palma, i quali – nel periodo fra le due guerre – avevano deciso di rincorrere, uno dopo l’altro, il sogno americano dell’emigrazione…
Da qui – da una storia drammatica che ha poco di ordinaria emigrazione - intendo prendere avvio per raccontare un fatto che a distanza di 80 anni ben pochi conoscono. E’ una storia che nasce, come tante altre, dalla necessità delle nostre genti di sfuggire alla miseria, vendendo quel poco che avevano per pagarsi il viaggio, nella speranza di concretizzare in Sud America un sogno irrealizzabile in patria. Ma è anche una vicenda tragica, purtroppo non l’unica in assoluto nel suo genere.
Isidoro Adami è uno di questi “sognatori”. Poco più che ragazzo, si imbarca l’11 ottobre 1927 a Genova - destinazione Uruguay - sul “Principessa Mafalda”, un tempo il più grande ed elegante transatlantico italiano, ora, invece, al suo ultimo viaggio oltre oceano, avendo la compagnia armatrice deciso di smantellarlo al suo rientro in Italia.
Tiene in mano il biglietto di terza classe (quella economica) e sale sulla nave assieme ad altri trentini, fra cui uno di Pomarolo, uno di Saccone, uno di Sano, uno di Pannone e due di Mori. Nel tardo pomeriggio del 25 ottobre, dopo 14 giorni di navigazione infastidita da continui guasti meccanici, la nave va in avaria mentre si trova al largo della costa brasiliana. All’inizio sembra un guasto non grave, poi rapidamente la situazione precipita: numerosi scoppi sottocoperta e la nave sbanda, imbarca acqua e mentre i passeggeri tentano di salvarsi su scialuppe spesso troppo affollate, la nave alle 19.15 cola a picco. Seguono minuti, ore di angoscia, di urla d’aiuto e di disperazione. E’ una cronaca tragica registrata in prima persona da Isidoro Adami nella lettera inviata ai familiari da Montevideo (Uruguay) il 14 novembre 1927
PS: La continuazione di questo racconto è inserita, assieme ad altre storie, in "Antiche Strade" il mio ultimo libro scritto a due mani con mio padre. A tale riguardo potrete trovare altre notizie, nelle varie sezioni del sito.
Il libro è disponibile in ogni libreria e, se non presente al momento, su ordinazione.
ANTICHE STRADE di Flavio e Maurizio Panizza: 244 pagine, Edizione Osiride(2011)
ISBN-10: 8874981457 ISBN-13: 978-8874981458
Anni dopo, il nonno si risposò con Candida Adami, di Volano, vedova senza figli, che venne accolta in famiglia come una seconda mamma.
Mamma Candida, nata nel 1894, aveva sei fratelli, Cesare, Giuseppe, Cesarina, Fioravante, Isidoro e Palma, i quali – nel periodo fra le due guerre – avevano deciso di rincorrere, uno dopo l’altro, il sogno americano dell’emigrazione…
Da qui – da una storia drammatica che ha poco di ordinaria emigrazione - intendo prendere avvio per raccontare un fatto che a distanza di 80 anni ben pochi conoscono. E’ una storia che nasce, come tante altre, dalla necessità delle nostre genti di sfuggire alla miseria, vendendo quel poco che avevano per pagarsi il viaggio, nella speranza di concretizzare in Sud America un sogno irrealizzabile in patria. Ma è anche una vicenda tragica, purtroppo non l’unica in assoluto nel suo genere.
Isidoro Adami è uno di questi “sognatori”. Poco più che ragazzo, si imbarca l’11 ottobre 1927 a Genova - destinazione Uruguay - sul “Principessa Mafalda”, un tempo il più grande ed elegante transatlantico italiano, ora, invece, al suo ultimo viaggio oltre oceano, avendo la compagnia armatrice deciso di smantellarlo al suo rientro in Italia.
Tiene in mano il biglietto di terza classe (quella economica) e sale sulla nave assieme ad altri trentini, fra cui uno di Pomarolo, uno di Saccone, uno di Sano, uno di Pannone e due di Mori. Nel tardo pomeriggio del 25 ottobre, dopo 14 giorni di navigazione infastidita da continui guasti meccanici, la nave va in avaria mentre si trova al largo della costa brasiliana. All’inizio sembra un guasto non grave, poi rapidamente la situazione precipita: numerosi scoppi sottocoperta e la nave sbanda, imbarca acqua e mentre i passeggeri tentano di salvarsi su scialuppe spesso troppo affollate, la nave alle 19.15 cola a picco. Seguono minuti, ore di angoscia, di urla d’aiuto e di disperazione. E’ una cronaca tragica registrata in prima persona da Isidoro Adami nella lettera inviata ai familiari da Montevideo (Uruguay) il 14 novembre 1927
PS: La continuazione di questo racconto è inserita, assieme ad altre storie, in "Antiche Strade" il mio ultimo libro scritto a due mani con mio padre. A tale riguardo potrete trovare altre notizie, nelle varie sezioni del sito.
Il libro è disponibile in ogni libreria e, se non presente al momento, su ordinazione.
ANTICHE STRADE di Flavio e Maurizio Panizza: 244 pagine, Edizione Osiride(2011)
ISBN-10: 8874981457 ISBN-13: 978-8874981458
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