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L’attualità di don Lorenzo Milani
La politica oggi sta vivendo la crisi della rappresentanza , è caratterizzata da metodologie, linguaggi, prassi che la separano dal resto della società di cui dovrebbe essere espressione, da cui dovrebbe attingere, con cui dovrebbe verificarsi; è diventato un mondo di privilegi separato, autoreferenziale, strumento per ottenere e mantenere il potere.L’I care di Don Milani pone ancora oggi un ideale alto, scelte etiche chiare, impegno perseverante per attuarle, è rivolto a tutti e a ciascuno di noi, è il fondamento dell’agire umano: prendere a cuore, interessarsi, coinvolgersi, non dire mai “non mi interessa, me ne frego”.
Per la politica significa essere guidata e verificata dal bene comune, dalle persone, dalle comunità. Da qui emerge la definizione della politica come “arte di uscire insieme dai problemi”. Una liberazione da ogni lobby, da centri di potere, da concentrati affaristici, da vantaggi personali.
Non è Dio che crea l'uomo, ma l'uomo che crea l'idea di Dio.
Quando a Dio si attribuiscono l'onniscienza, l'onnipotenza e l'amore infinito, in realtà si intende esprimere l'infinità delle possibilità conoscitive, di potere sulla natura e dell'amore che sono tipici dell'uomo. In Dio e nei suoi attributi l'uomo può quindi scorgere oggettivati i suoi bisogni e i suoi desideri e, dunque, riconoscerli. Feuerbach ne conclude che «la religione è la prima, ma indiretta coscienza che l'uomo ha di sé».
Ludwig Feuerbach
Il Cittadino, la Politica
Thomas Hobbes - Leviatano
Un poeta, un viaggiatore, un politico onesto
Nichi Vendola (Presidente della Regione Puglia - Sinistra Ecologia Libertà)
Il disinteresse
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Bertolt Brecht, Berlino, 1932