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Avviso

Parlare, ascoltare, ragionare

In ogni rapporto umano, la cosa più importante è parlare.
Ma le persone non lo fanno più: non sanno più sedersi per raccontare e ascoltare gli altri.
Si va a teatro, al cinema, si guarda la televisione, si ascolta la radio, si leggono libri, ma non si conversa quasi mai.
Se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo tornare al tempo in cui i guerrieri si riunivano intorno a un falò e raccontare le loro storie.
(Paulo Coelho, Lo Zahir)

UNA SOCIETA’ ALLO SPECCHIO

Mp – 3 0ttobre 2012

I politici, purtroppo, sono lo specchio di una società che ha perso il senso dei volori, dell'onestà e della serietà. Dagli anni Ottanta in poi è iniziata in maniera sistematica la spartizione dei beni comuni ed oggi lo stato di degrado ha raggiunto un limite insostenibile. In questo crescendo di furbizie, di piccoli-grandi interessi, di silenzi e consensi, moltissimi cittadini, più o meno consapevolmente, sono stati complici o "facilitatori" di questo processo di demolizione. Non è stato forse con il voto dei cittadini che sono stati eletti i vari Berlusconi, Dellutri, Cuffaro, Scilipoti, De Gregorio, Bossi junior, Lusi, Fiorito, Formigoni, ecc. ecc.? E' intollerabile tuttavia - e non ci sono scusanti - che coloro che dovrebbero rappresentare il "meglio" siano in molti casi il "peggio", coloro che dovrebbero essere di esempio, siano invece dei mascalzoni inquisiti o in galera. Da dove iniziare? Certamente facendo pulizia, nel senso che quando ci sarà concesso, NON si dovranno più votare le stesse persone che da vent'anni impersonificano questa politica. Poi è richiesto un cambiamento anche in noi, in onestà, coerenza, impegno e presenza. Non basta ripetere "io credo nella politica, quella vera" e al contempo distruggere nei propositi tutto quanto, anche quel poco che ancora rimane di buono in persone impegnate in maniera disinteressata nella "piccola" politica dei territori. Per uscire dalla discarica di valori in cui ci siamo cacciati, bisogna anche noi fare qualcosa di più in cultura, educazione e formazione, insegnando perlomeno ai nostri figli che non tutto è sporco, che non tutti sono ladri, che non tutto deve essere pagato, che non tutto è furbizia e malaffare, che non tutto è "lustrini e successo". Saper discernere con obbiettività, concedere a loro ancora una speranza per il futuro e lavorare seriamente perchè questo possa accadere, anche questo è politica. In fondo, pur in presenza di poteri forti qual è il binomio politica ed economia, se il "popolo" vuole, può.

 

Il peggior analfabeta


Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico. Egli non sente, non parla, né si
interessa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei
fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine, dipendono
tutti dalle decisioni politiche. L’analfabeta politico è talmente somaro che si
inorgoglisce e si gonfia il petto nel dire che odia la politica. Non sa, l’imbecille, che
dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore
e il peggiore di tutti i banditi che è il politico disonesto, il mafioso, il corrotto, il
lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.
(Bertolt Brecht)

RIFORME ELETTORALI, RIFORME DI CULTURA

Mp. 28 agosto 2012

Maurizio Panizza Vabbé che abbiamo le idee confuse, ma non mi pare che neppure
Ignazi nel suo intervento dica con chiarezza dove sia opportuno parare. D'accordo sul
No ai listini di partito, va bene pure rimandare al mittente il premio di maggioranza,
ma non è fuori luogo - al fine di negare le preferenze - fare un esempio vecchio di 25
anni fa e citare Napoli/Caserta come paradigma per l'intero Paese? Ma non si diceva

fino a pochi mesi fa di abolire l'odioso 'Porcellum' e di ridare voce ai cittadini? E
come farlo - di grazia - se non proprio attraverso il sistema delle preferenze?
Un'Italia che si arrende alle cordate e alle mafie? Ottimo esempio di civiltà e
progresso!

Stefano Credo che il ritorno alla preferenza sia ben poca cosa se non si mette
mano al problema di chi e come sceglie i candidati. La qual cosa riguarda la natura
democratica (o meno) dei partiti e le procedure di selezione (sempre oscure).

Maurizio Panizza E quindi attiene ad un ragionamento di cultura, democrazia e
onestà.
Nulla a che vedere con dispositivi (impositivi) di legge...

Stefano Dipende, Maurizio. Le primarie, ad esempio, le potresti normare con la
legge e renderle obbligatorie.

Maurizio Panizza Le primarie come concetto uscito dalla netta sfiducia nei partiti
(perchè 'chiusi', interessati, potenzialmente disonesti...) è la peggior cosa che
si possa fare, nascondendo una realtà scomoda sotto un malinteso principio di
democrazia. Semmai che si pensi a 'riformare' l'impianto dei partiti, che si perseguano
severamente i mascalzoni, che si limiti il 'contante' che gira esageratamente nelle
segreterie, che si riportino i partiti alla funzione di servizio per cui erano nati
tanto tempo fa. Pensare di delegare (falsamente) ai cittadini l’onestà non praticata
dai partiti è una truffa. A ognuno la sua responsabilità e il suo ruolo. Altrimenti
dovremmo fare le primarie anche per la scelta dell'amministratore di condominio...

Stefano Il problema è capire quale responsabilità e quale ruolo debbano avere oggi i
partiti, Maurizio. Nessun apparato garantisce la meritocrazia, credo tu sia d'accordo.

Maurizio Panizza Il ruolo dei partiti è tutt'oggi essenziale all'esercizio della
democrazia. Quando la classe politica saprà rinunciare ai privilegi (fonte del
malaffare) e tornerà allo spirito di servizio dei 'padri costituenti' sarà l'inizio di un
percorso che vedrà al suo interno pure la meritocrazia.
Ma chi deve iniziare per primo, vista l’immobilità dei potenti? Io e te, per esempio,
nel nostro piccolo. . Poi potranno seguire altri. È una conquista di cultura non di
diritto. Non ti pare?

“Il principio speranza”

L'importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all'aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. L'affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all'esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e al quale essi stessi appartengono.

(Ernst Bloch)

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