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Avviso

L’AUTONOMIA VA DIFESA, MA IL TRENTINO E’ IN ITALIA

Mp - 15 novembre 2012

Caro Assessore provinciale Panizza,
non mi sono mai appassionato alle diatribe scritte sulle pagine dei giornali in merito agli “attentati”,veri o presunti, perpetrati ai danni della nostra Autonomia. Per quanto mi riguarda, l’Autonomia c’è e va difesa perché tuttora fondata su specificità storiche e territoriali, nonché su esemplari modelli di sviluppo e di convivenza. Certo, non sempre tutto è funzionato al meglio in passato e come qualsiasi altra cosa anche il nostro modello di governo è ancora migliorabile: nel mio piccolo, pure io tento di lavorare perché ciò avvenga. Detto questo, non è però giustificabile che si cerchi di esaltarne i pregi volendo negare al contempo il fatto che il Trentino Alto-Adige ormai da quasi cento anni, fa parte dell’Italia. Lo so anch’io (ed anche tu, perché l’hai letto nei miei libri) che molti dei nostri nonni, compreso il mio, non furono affatto contenti di passare sotto il Regno d’Italia all’indomani della Grande Guerra. Lo so anch’io che non è imponendo per legge l’Inno d’Italia nelle scuole che diventeremo tutti più italiani, ovvero cittadini più bravi, più onesti e responsabili. Lo so anch’io che bisogna rifuggire da qualsiasi nazionalismo o centralismo perché i nostri orizzonti non sono più quelli della “piccola patria”, bensì quelli di un’Europa veramente unita e solidale. Ma non è opponendo a Mameli l’Inno al Trentino – culturalmente parlando – né tanto meno esaltando retoricamente l’Autonomia, o meglio l’epopea patriottica che l’ha prodotta, (come purtroppo successo anche nel recente passato) che ci si rende credibili, che si promuove per davvero un’impresa culturale degna di questo nome. Un’impresa che reclama oggi impegni ben diversi su altri fronti per combattere una crisi che è una crisi di sistema, di sviluppo, di cultura. Tu, caro Franco, stigmatizzando la legge che introduce l’insegnamento dell’Inno d’Italia nelle scuole, giustamente affermi che è necessario insegnare ai giovani “tutta la storia, compresa anche quella dell’Inno nazionale”. E allora facciamolo! Che si impari l’Inno di Mameli, così come quello al Trentino (entrambi retoricamente discutibili, se vogliamo) e pure il piacevole Inno d’Europa. La conoscenza dell’uno non contrasta di certo con quella degli altri, anzi ne giustifica semmai l’esistenza nel dispiegarsi della Storia contemporanea, cosa quest’ultima poco insegnata e mai approfondita a sufficienza. E se poi, lasciamelo dire, siamo ancora contrari affinché ciò avvenga, vediamo di non scandalizzarci più se in una parte del mondo assistiamo in tv al balbettio di qualche nostro campione sportivo nel mentre si intona l’Inno d’Italia sotto il tricolore. Te lo dico da trentino, da italiano, da europeo, ma soprattutto da uomo che vive nel mondo.
Cordialmente
Maurizio Panizza

Quotidiano l’Adige – Lettere, 14.11.2012

Il Pil e la felicità

E’ evidente che troppo e da troppo tempo abbiamo sacrificato le qualità personali e i valori della comunità (…) il Pil non tiene conto della salute dei nostri bambini, della qualità della loro educazione o della felicità dei loro giochi, non misura l’integrità, il coraggio, la saggezza o la conoscenza, la compassione : non tiene conto di quello che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

(Robert Kennedy 1968)

Reminescenze ataviche

Mp - 10 novembre 2012

Osservare dall'alto, fissare un fuoco, guardare lo scorrere del fiume: il senso e il fascino di queste azioni hanno qualcosa di 'magico', di inspiegabile, di molto lontano nel tempo. Sono azioni che ci riportano alle origini dell'uomo, ai nostri progenitori, a coloro che cento, mille anni fa hanno fatto le medesime cose, guardato gli stessi orizzonti, magari nell'identico posto in cui ora noi ci troviamo. E questo è curioso e al tempo stesso affascinante.

La qualità della vita

“La questione della qualità della vita occuperà sempre di più la mente delle persone nella società moderna. Si porranno sempre più problemi che non riguardano solo la prosperità materiale ma la migliore qualità della vita. Sono convito che queste domande di qualità potranno trovare risposte mediante la solidarietà sociale. Sarà solo con il potenziamento dell’amministrazione pubblica e delle attività comuni che sapremo fornire quelle stesse risposte. Noi abbiamo sempre cercato di offrire a tutti i cittadini sicurezza e eguaglianza di fronte agli imprevisti della vita. Come socialdemocratici, non abbiamo la pretesa di disegnare la società perfetta del futuro. Forse perché non abbiamo sufficiente immaginazione e profetico talento. Quello per cui lavorano i socialdemocratici è semplicemente una società che dia a ognuno l’opportunità di realizzare i propri progetti di vita”.

(Olof Palme, Primo ministro svedese assassinato nel 1986)

La libertà e l’ingiustizia sociale

Secondo lei un uomo senza lavoro, che ha fame, che vive nella miseria, che è umiliato perché non può mantenere i propri figli, ...questo per lei è un uomo libero? No che non lo è. Sarà libero di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io. La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana.

(Sandro Pertini)

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