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Avviso

Dare senso alla Comunità di Valle


Il dibattito di questi giorni sulla “Comunità di Valle” - più in particolare il dettaglio non insignificante se Rovereto debba stare da sola o assieme agli altri comuni della Vallagarina - pare infiammare la politica (e i politici) roveretani, anche se francamente temo che l’argomento non stia affatto appassionando i normali cittadini visto che la stragrande maggioranza di essi non sa nemmeno che a ottobre saranno chiamati a votare.

Tuttavia, di fronte a tale pur legittimo interrogativo a riguardo di Rovereto, coloro che da anni sono attenti a tali questioni non possono non domandarsi dove siano stati finora questi politici che, a distanza di meno di due mesi dal voto, ora si accorgono improvvisamente che qualcosa nell’impianto di legge pare non funzionare. Eppure la legge istitutiva delle Comunità di Valle prende avvio ancora nel 2006, se n’è discusso a suo tempo in convegni e sui giornali, e in questi quattro anni è stata pure presentata a tutti gli amministratori comunali e comprensoriali del Trentino. Per questo motivo pare incredibile che gli “addetti ai lavori” oggi si comportino come persone all’oscuro di quanto stava per essere messo in cantiere e realizzato.
Personalmente sono sempre stato scettico – se non contrario – ad una legge che fra qualche mese andrà a far nascere un ambiguo “terzo livello” istituzionale e politico che, oltre a puntare ad auspicabili economie di scala, rischia di innescare instabilità nei rapporti fra i comuni e i livelli sovraordinati: le Comunità, appunto, e la Provincia.

Un anticipo di quello che potrebbe accadere è già apparso sui quotidiani di ieri con la chiamata ad una “sacra alleanza” dei comuni maggiori - Rovereto, Mori, Ala - contro (?) i rimanenti piccoli comuni della Vallagarina. Certamente, e sono del tutto d’accordo, Rovereto dovrebbe (dovrà) avere un forte ruolo di guida all’interno del nuovo organismo, ma da qui a diventare l’antagonista – come parrebbe da certe dichiarazioni – delle piccole municipalità, ce ne passa parecchio.
Tant’è che il sottoscritto già nel 2000 (tempo in cui la “Legge Bressanini” non esisteva nemmeno nelle intenzioni) quando in Assemblea comprensoriale del C10 venni candidato a Presidente in alternativa al compianto Riccardo Dossi, nel programma della “lista dei consiglieri” che si contrapponeva a quella dei “sindaci”, scrissi, oltre all’inopportunità dei primi cittadini di ricoprire ruoli “terzi” come quelli di presidente e assessori, anche che bisognava “rendere il Basso Trentino un’entità coesa, raccolta attorno a una Rovereto che sappia parlare quanto ascoltare, capace di produrre idee e realizzare progetti in grado di riqualificare la Vallagarina e riportarla su basi paritarie a dialogare con Trento e l’Ente Provincia”.

Ora la Comunità di Valle parte in un certo senso come una “scatola vuota” da riempire di contenuti e di collaborazioni. Più che da applicare una legge c’è ora da costruire una cultura comunitaria fra amministrazioni e cittadini, e le opportunità per migliorare possono esistere anche al di là degli evidenti limiti imposti dalle modalità discutibili della sua costituzione.

Se il buongiorno, però, è quello fomentato da qualcuno (forse inconsciamente, usiamo il condizionale) dei “fratelli coltelli”, credo che la Comunità di Valle, come idea, avrà vita breve.
Come dire, che il suo futuro sta tutto nel riuscire a valorizzare il senso di comunità con idee nuove di partecipazione, di apertura, di rigore e anche di “moderazione”. Idee nuove, non ideologiche, che possono nascere solo attraverso diverse concezioni della società – sia economiche, sia organizzative – nonché attraverso figure istituzionali, prima fra tutte quella del Presidente di Comunità, che dimostrino di non avere secondi fini e che abbiano realmente a cuore il bene di tutte le comunità aderenti. Che sappiano dialogare con tutti, che siano oneste e che abbiano la capacità di riconoscere il bene di operare ovunque esso si manifesti, anche nelle proposte degli avversari.


Maurizio Panizza

A proposito di Mart


Un museo per la città oppure una città per un museo? La domanda potrebbe essere oziosa ma non è affatto così: in essa sta qualsiasi via di ragionamento che conduce al Mart. Iniziamo da qui per cercare di comprendere in estrema sintesi la missione di quest'opera, sin dalla sua nascita al centro di progetti ambiziosi proiettati in ambito internazionale ma anche soggetto controverso, talvolta nel mezzo di sovraesposti orgogli politici e a polemiche in ambito prettamente locale.
Lo dico subito: ho sempre temuto che la dimensione e la visione territorial-provinciale di Rovereto, ma anche di Trento, mal si conciliassero con un'idea d'arte internazionale quale voleva essere (non so se lo si vuole ancora) quella originaria.
Infatti, la differenza con altre città d'arte europee spesso citate a confronto - ad esempio la spagnola Bilbao, 1.000.000 di abitanti, oppure la stessa Valencia, 1.800.000 - dipende sì dalla dimensione ma anche dalla stessa localizzazione, dalla rete museale, istituzionale e universitaria, dalle infrastrutture, dai collegamenti, dalla "forza" culturale e sociale, dall'attrazione di flussi turistici diversificati, sia originali che indotti.
La somiglianza con queste città, invece, sta essenzialmente nella capacità di investimento (a dirla più prosaicamente, dalla disponibilità di soldi) che per quanto riguarda la nostra piccolissima provincia autonoma è straordinariamente spropositata (per nostra fortuna, ovviamente) rispetto alle sue dimensioni, così come rispetto a tutto il resto.
Il peccato originale - oppure la virtù, a seconda dei punti di vista - sta proprio in questa piccola, affatto trascurabile circostanza: un "nano" che riesce a generare un gigante. A questo punto la domanda appare ovvia: potrà il "gigante" durante la crescita, via via che avrà bisogno di nutrirsi sempre più per vivere e prosperare, trovare nel piccolo genitore "cibo" a sufficienza per evitare la sua denutrizione, l'inedia o addirittura la morte per fame?
Che dir si voglia, dilungandosi in estenuanti quanto inutili ragionamenti, questa è la "madre" di tutte le domande. Una vera sfida al futuro per la politica e la cultura trentina, al cospetto della quale la recente polemica sulla rappresentanza di un membro di Rovereto nel Cda del Mart non può che far sorridere, oppure piangere, anche qui a seconda dei punti di vista.

Maurizio Panizza
Circolo Sinistra Ecologia Libertà
Rovereto e Vallagarina

Amministrazione

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