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Alexander Langer

ALEXANDER LANGER, PORTATORE DI SPERANZA

 

PIÙ LENTO, PIÙ PROFONDO, PIÙ DOLCE.

"Se avessi di fronte a me un uditorio di ragazze e ragazzi, non esiterei a mostrar loro com'è stata bella, com'è stata invidiabilmente ricca di viaggi, di incontri, di conoscenze, di imprese, di lingue parlate e ascoltate, di amore la vita di Alexander. Che stampino pure il suo viso serio e gentile sulle loro magliette. Che vadano incontro agli altri con il suo passo leggero e voglia il cielo che non perdano la speranza." (Adriano Sofri)





Chi era Alexander Langer
Alexander Langer, nato nel 1946 a Sterzing/Vipiteno (Bz), è vissuto principalmente tra Bolzano, Firenze e Strasburgo negli ultimi anni (dove è stato parlamentare europeo per i Verdi, di cui è stato tra i principali promotori in Italia). Insegnante, giornalista e traduttore, ha sostenuto e animato moltissimi movimenti ed iniziative pacifiste, ecologiste e di solidarietà internazionale. Tra le principali possiamo ricordare il Movimento Nonviolento, la "Campagna Nord-Sud", la "Fiera delle utopie concrete per la conversione ecologica" di Città di Castello, "SOS-Transit", "Pro vita alpina", l'Associazione per la Pace, Helsinki Citizens' Assembly e il Forum di Verona per la pace e la riconciliazione nell'ex Jugoslavia. Il 3 luglio 1995 si è tolto la vita a Pian dei Giullari, vicino Firenze, lasciando nella disperazione e nello sconcerto tutti coloro che l'hanno conosciuto e ne hanno apprezzato l'impegno e lo spessore umano.

Alexander Langer è stato un politico che ha avuto il coraggio di guardare alla presenza umana sulla terra, e alla convivenza fra persone e genti diverse, con una intelligenza profonda e una generosità di sentimenti che lo ha portato a prodigarsi ovunque l'umanità era minacciata dall'odio e dalla brutalità delle guerre, lì dove la storia umana è arrivata sull'orlo della sua distruzione, delle sue risorse naturali e della sua bellezza.
Ormai vent'anni fa già s'interrogava sui limiti di uno stile di vita che punta ad uno sviluppo infinito e all'immensa predazione delle risorse della Terra. Parole che oggi, nel pieno di una crisi economica, sociale, culturale i cui costi stanno gravando ancora una volta sugli impoveriti e gli oppressi del Nord e del Sud del Mondo, appaiono incredibilmente profetiche. Alla violenza di una vita sempre più frenetica propose, nel testo scritto per i Colloqui diDobbiamo del settembre 1994("La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile"), di contrapporre un cambiamento radicale e totale che sintetizzò nel rovesciamento del motto olimpico, "lentius, profundius, suavius" (più lento, più profondo, più dolce") e non più "citius, altius, fortius" (più veloce, più alto, più forte).

Ha vissuto in prima persona la tragedia dei Balcani, cercando fino all'ultimo di fermare la disumana macchina della morte. Aveva preso particolarmente a cuore le sorti di Tùzla, l'enclave multietnica che tanto gli ricordava il "laboratorio di convivenza" del suo SudTirolo. Stava impegnando tutte le sue energie per tentare di fermare l'assedio della città quando, il 25 maggio 1995, una granata in pieno centro uccise 71 ragazzi. Stavano festeggiando la maturità. Un'intera generazione fu cancellata. Duro come un macigno, nei giorni successivi, arrivò il telegramma del sindaco della città, "Questi morti sono tuoi". Viaggiatore inquieto, ha donato tutto sé stesso all'umanità sofferente e oppressa, caricandosi i pesi e i dolori che incontrava con un amore così immenso da non averne più trovato per lui. Rimanendo spesso solo, incompreso anche da chi poteva, e doveva, restargli vicino.
Il caricarsi i pesi del prossimo, per allievare le sue sofferenze e curare le sue ferite, l'essere portatori di speranza (come Alexander stesso si definì) e di amore, può portare a spingersi troppo avanti. Può condurre nel deserto, dove gli uomini non si amano e non parlano. Dove i pesi diventano eccessivi. Lo scrisse lui stesso nell'ottobre 1992, in ricordo dell'amica Petra Kelly, riferendosi al dramma dei "portatori di speranza" che si ritrovano ""troppo grande... il carico di amore per l'umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono". E i pesi, quel drammatico 3 luglio di quattordici anni fa, sono "diventati insostenibili", soffocando il suo animo.

Ciha lasciato nella maniera più crudele e disperata, creando un vuoto, un cratere immenso, uno squarcio che mai si colmerà. Un dolore che interroga e che non sarà mai possibile lenire. "Continuate in ciò che è giusto" è un lascito per ognuno di noi, per tutti coloro che si sono accostati alla sua esperienza e ad una preziosa eredità che è una bussola preziosa per solcare le acque turbolenti del presente.

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